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    Rassegna stampa




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    Autore Messaggio
    Valentina
     Oggetto del messaggio: Re: Rassegna stampa
    MessaggioInviato: lun mag 25, 2009 9:29 am 
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    Iscritto il: sab gen 27, 2007 4:15 pm
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    In piazza la storia dell'antimafia

    http://www.step1.it/index.php?id=5491-i ... -antimafia


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    Valentina
     Oggetto del messaggio: Re: Rassegna stampa
    MessaggioInviato: ven dic 11, 2009 9:51 am 
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    Iscritto il: sab gen 27, 2007 4:15 pm
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    http://www.step1.it/index.php?id=5927-i ... ia-storica


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    Valentina
     Oggetto del messaggio: Re: Rassegna stampa
    MessaggioInviato: dom gen 17, 2010 12:38 pm 
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    Iscritto il: sab gen 27, 2007 4:15 pm
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    Prima che ci risveglino le bombe
    di Flavia Musumeci e Flavio Valerio Virzì | 15/01/2010 |

    Antonio Ingroia, pm antimafia di Palermo, incontra gli studenti catanesi alla Facoltà di Giurisprudenza per parlare dei rapporti tra cosa nostra, politica ed economia. E sul lavoro dei magistrati dice:“Non cerchiamo il consenso dei cittadini, ma una loro reazione contro il fenomeno malavitoso”
    La fattispecie di associazione di stampo mafioso: cosa nostra e i suoi rapporti con il mondo della politica e dell’economia. Questo il titolo dell'incontro tenutosi lo scorso giovedì nell'aula magne della Facoltà di Giurisprudenza, promosso dall'associazione AddioPizzo Catania nell' ambito del corso di formazione alla Cultura della legalità.

    Ospite d'onore Antonio Ingroia, sostituto procuratore della Repubblica alla Direzione distrettuale Antimafia di Palermo. L’evento merita attenzione e la platea mostra il suo interesse accogliendo l'ospite con garbato silenzio, mentre arriva scortato da più di cinque uomini, in un’aula gremita non solo di studenti.

    Poche parole introduttive. Come dice la proferessa Anna Maria Maugeri, docente ordinario di Diritto penale: “Il nostro ospite non necessita di alcuna presentazione”.

    Sollevando gli occhiali dal naso, Ingroia saluta i presenti e si schermisce. Subito gli viene rivolta una domanda secca: “Perché la reazione dello Stato, storicamente, è stata molto più decisa nei confronti del terrorismo politico di quanto, invece, non lo sia stata nei confronti della mafia?”.

    Ingroia comincia ricordando “come sia stata tardiva la comprensione del fenomeno mafioso inteso in tutta la sua pericolosità da parte delle autorità, ma soprattutto da parte dell’opinione pubblica. Mentre il terrorismo è stato avvertito come entità estranea ed anomala rispetto al tessuto sociale e quindi realtà immediatamente qualificabile sin dall’inizio. La mafia - sostiene il Pm - inizialmente, è stata apprezzata quasi come una manifestazione fisiologica della stessa società e, in quanto tale, tollerata. Il tutto, peraltro, traspare anche dal vivace dibattito giuridico dottrinale degli anni del secondo dopoguerra, se pur difficile da concepire ad oggi”, ha spiegato. “Allora si metteva addirittura in dubbio l’illecità del fenomeno stesso”, conclude Ingroia.

    Il magistrato non cede alla tentazione della ”lezioncina accademica” e, dopo aver brevemente delineato la storia del fenomeno mafioso, dal codice napoleonico ad oggi, si sofferma su un'analisi delle connessioni tra mafia e politica. “In ogni stagione gli orientamenti politico-culturali hanno influenzato la produzione legislativa, lasciando intravedere come spesso sia l’onda dell’emozione ad accelerare i farraginosi processi di produzione normativa. Non è un caso - precisa - che il 416 bis, che colpisce oggi chi fa parte della nuova fattispecie di associazione di tipo mafioso, solo in quanto membro, sia stato approvato 20 giorni dopo l’omicidio del generale Dalla Chiesa, nonostante il disegno di legge giacesse da mesi in parlamento. Correva l'anno 1982”.

    Figlio della nuova legge è il maxi-processo, che rappresenta una reazione dello stato alla stagione delle stragi e dei delitti politico-mafiosi degl’anni ’70-’80. Ingroia spiega come questo sia il periodo in cui si leva dal basso un vero e proprio movimento di protesta che mette in mora la politica, la quale, finalmente, fornisce ai magistrati strumenti efficaci di lotta alla mafia. "Una reazione sociale -prosegue il pm- che raggiungerà forse il suo apice in seguito alla stragi del 92’ quando, ancora per opera delle cosche palermitane, ad essere assassinati sono i giudici Falcone e Borsellino, ma che da allora è andata ad affievolirsi - complice anche una mafia divenuta nel frattempo più silenziosa se pur non meno letale - lasciando arenare i buoni propositi di una classe politica oramai assuefatta al compromesso".

    “I magistrati non hanno bisogno del consenso dei cittadini, ma di una loro partecipazione nella formazione di una coscienza collettiva che sia in contrasto con il fenomeno mafioso“, ricorda Ingroia. Il pericolo, invece, proviene dal grande sonno che, ad oggi, sembra capace di conturbare ogni coscienza. Con l’auspicio che non saranno le bombe a saperci risvegliare.


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    Valentina
     Oggetto del messaggio: Re: Rassegna stampa
    MessaggioInviato: mer feb 10, 2010 12:26 pm 
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    Iscritto il: sab gen 27, 2007 4:15 pm
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    http://www.step1.it/index.php?id=6064-i ... i-la-festa

    Il pizzo? Facciamogli la festa

    Catania si prepara ad accogliere un grande happening per festeggiare tutti gli imprenditori onesti che si sono alzati in piedi e hanno gridato 'no' al racket. Appuntamento allo Zo l’11 febbraio. Sul palco del centro culturale François e le Coccinelle


    L’evento ha per titolo uno slogan accattivante, “No pizzo, Si parti!”. Si terrà il prossimo 11 febbraio al centro culturale “Zo” che l’ha organizzato insieme all’associazione Addiopizzo. Con questa festa si vuole lanciare un messaggio forte e chiaro alla città e cioè che c'è un'alternativa al pagamento del pizzo, come ci spiega Lorena Bruno, attiva componente dell’associazione che ormai da anni è presente sul territorio per lottare contro il racket delle estorsioni.

    Lorena, da dove nasce l'idea di organizzare una festa per ricordare quanto sia importante non pagare il pizzo?

    Ci piaceva l'idea di festeggiare il nostro compleanno, ma ovviamente ci sono altri motivi più importanti, come farci conoscere dalla città e soprattutto dai giovani. E poi il motivo alla base dell'iniziativa è quello della sensibilizzazione. Ci si diverte, ma è anche un momento per riflettere, per lanciare un messaggio ben preciso, e cioè che c'è un'alternativa al pizzo. Le associazioni anti-racket, lo Stato e le forze dell'ordine si impegnano per essere vicine alle vittime delle estorsioni e troppa gente non lo sa o non ci crede. C'è molta paura in giro e questo non fa che aumentare il potere della mafia sui commercianti. Noi siamo qui per un invito al coraggio, per non lasciare da solo chi vuole uscire da situazioni difficili e delicate. Insieme è tutto più facile. Ci sono altri che condividono le nostre idee e che hanno aderito a questo progetto senza pensarci due volte. Senza di loro questa festa non sarebbe stata possibile: François e le Coccinelle che si esibiranno sul palco, Radio Zammù e ovviamente Sergio Zinna e Felicita Platania del centro culturale “Zo”. Il loro contributo oltre ad essere fondamentale sarà anche gratuito, dato che ci hanno permesso di ospitare l’evento. Inoltre non posso fare a meno di ringraziare anche Agata Pasqualino e Anna Interdonato, il loro apporto è stato determinante.

    Può parlarci di quello che la vostra associazione ha fatto sino ad ora per contrastare il fenomeno del pizzo, sia verso i commercianti che verso i consumatori, del contrasto alla cultura mafiosa attraverso il “consumo critico”, degli incontri di formazione e informazione e degli eventu da voi organizzati con scuole e studenti universitari?

    Addiopizzo opera a molti livelli. Anzitutto ci impegnamo a stare accanto a chi denuncia e partecipiamo alle udienze, ad esempio. Siamo andati a raccogliere le arance di un piccolo proprietario che si è rifiutato di pagare il pizzo ed è rimasto solo nel suo paese, senza nessuno che lo aiutasse a non far marcire la frutta sugli alberi. Seguiamo il progetto che è alla base dell'associazione, ossia il “consumo critico”, cioè dare la preferenza a tutti quegli imprenditori che dichiarano di non pagare il pizzo. Abbiamo raccolto circa tremila firme di cittadini che si sono impegnati moralmente a comprare dai commercianti "pizzo-free", ed a breve saremo pronti a presentare una mappa degli esercenti. Adesso siamo concentrati proprio su questa fase e non è facile, purtroppo. E poi ci sono molte altre iniziative che ruotano attorno a questa. Abbiamo organizzato degli incontri a scuola e nelle università, portando con noi un commerciante che ha denunciato, che ha raccontato la sua esperienza e un magistrato che potesse far inquadrare il fenomeno dal punto di vista giuridico. Inoltre abbiamo organizzato anche un seminario sulla mafia alla Facoltà di Lettere ed anche un ciclo di incontri a Giurisprudenza, ma c'è tanto altro ancora.

    Quali sono le prossime iniziative che Addiopizzo sta organizzando?

    Senza perdere di vista il progetto del consumo critico, siamo sempre in contatto con le scuole e le università, dove ci saranno degli incontri sui temi della mafia e del pizzo, e facciamo parte del Comitato per la legalità nella festa di Sant’Agata.

    Perché per combattere Cosa Nostra è così importante non pagare il pizzo?

    Si è perso di vista il motivo per cui non si deve pagare il pizzo, perché spesso viene considerato normale o come l'unica scelta che garantisca un po' di pace, ma non è affatto così. Non è giusto pagare alcuna cifra sul guadagno del lavoro onesto a chi ruba, uccide, spaccia, a chi costituisce un vero e proprio anti-stato. Dovremmo avere più considerazione del nostro lavoro onesto e non permettere a nessuno di sfruttarlo. È un diritto e un dovere dire NO, denunciare chi chiede il pizzo, è giusto essere liberi e cominciare a combattere seriamente la mafia anche in memoria di tutte quelle persone che sono state uccise; è il momento di stare insieme in questa battaglia e non di isolarsi nella paura.


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     Oggetto del messaggio: Re: Rassegna stampa
    MessaggioInviato: gio nov 11, 2010 7:31 am 
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    http://www.addiopizzocatania.org/public ... eturnid=15


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     Oggetto del messaggio: Re: Rassegna stampa
    MessaggioInviato: dom set 11, 2011 11:38 am 
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    Presentato il libro "Marca elefante non paga pizzo"
    "L'80% dei commercianti catanesi,secondo Sos Impresa,paga il pizzo". Questo è il dato rilanciato venerdì sera dal presidente di Addiopizzo Catania, Simone Luca, durante la presentazione,alla libreria Tertulia,del libro "Marca elefante non paga pizzo", Edizioni Eventualmente,di Tommaso Maria Patti.Un romanzo corale-le cui pagine sono state interpretate,per l'occasione,da Giorgia Coco- che vede protagonisti proprio i combattivi ragazzi di questa associazione.


    Allegati:
    20110911-presentazione libro-lasicilia.jpg
    20110911-presentazione libro-lasicilia.jpg [ 2.06 MiB | Osservato 16271 volte ]
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     Oggetto del messaggio: Re: Rassegna stampa
    MessaggioInviato: sab set 17, 2011 11:24 am 
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    http://redazionesottosfratto.it/2011/09 ... um=twitter

    Precari, senza un futuro certo, ma con un progetto: cambiare Catania. Sono i giovani dell’associazione antiracket, secondo Tommaso Maria Patti, autore di Marca Elefante non paga pizzo, un volume dedicato ai loro racconti e alle loro idee sul futuro.


    «Ho conosciuto i ragazzi di Addiopizzo Catania sul forum di Step1. Sapere della loro esistenza ha come rotto una diga dentro di me». Sono le parole di Tommaso Maria Patti, ingegnere in pensione con la passione per la scrittura, che vive a Roma da 35 anni, ma con un’infanzia passata nel capoluogo etneo. Il romanzo Marca Elefante non paga pizzo l’ha voluto dedicare proprio all’associazione antiracket Addiopizzo Catania. «Per anni ho creduto che questa città non potesse cambiare. Poi ho letto di loro, e quel giorno ho pianto di gioia, perché finalmente vedevo speranza».

    Il romanzo lo ha scritto a distanza, via internet. Ha raccolto le testimonianze dei ragazzi catanesi coinvolgendoli in lunghe discussioni sul forum di Addiopizzo. Il risultato è «un romanzo corale, senza un protagonista ma con tanti protagonisti», come lo definisce nel corso della presentazione, svoltasi il nove settembre scorso alla libreria Tertulia. È il gruppo ad agire, non il singolo. Nella realtà così come nel romanzo. Non a caso il presidente dell’associazione, Simone Luca, durante la presentazione del libro parla per pochissimi secondi: «Con gli incontri nelle scuole e all’università, con i murales, e adesso anche con questo libro, vogliamo sottolineare l’aspetto culturale del fenomeno del pizzo. Speriamo di invogliare i giovani alla partecipazione attiva nella comunità».

    Un estratto del romanzo viene letto in sala: in via Plebiscito passa un corteo antimafia. Tra i 200 partecipanti e i numerosi striscioni una signora commenta: «Addiopizzo? Certe cose succedono anche a Milano e a Roma». Non avrà anche lei un po’ di ragione? Una provocazione voluta dall’autore che spiega: «È da stupidi dire che altrove è uguale. Spesso viene detto solo per fuggire dai problemi. Sono un ingegnere e i numeri per me contano: qui l’80 per cento dei commercianti paga il pizzo. A Roma non è così».

    «Il romanzo non fa distinzione tra il futuro della città e quello dei giovani protagonisti. Il senso di precarietà è palpabile in ogni pagina del libro», commenta Marisa Acagnino, magistrato della seconda sezione del tribunale di Catania intervenuta alla presentazione. «La realtà dei cittadini che lottano contro la mafia è sempre minoritaria e stenta – prosegue il magistrato, che da anni è vicina ad Addiopizzo – ma i ragazzi non si scoraggiano, il bello del romanzo è questo. Riescono a dare speranza, combattendo la cultura del quieto vivere che fa dire ai ragazzi “il pizzo non mi riguarda”».

    La legalità è un argomento che riguarda tutti: i commercianti, gli imprenditori, ma anche i ragazzi delle scuole. «C’è molto lavoro da fare – spiega Patti – ci sono tante persone colte, quelli definiti intellettuali, che credono che l’antimafia sia solo tempo perso. Per questo credo che andare a parlare ai ragazzi nelle scuole e nelle università, come fa Addiopizzo, conti moltissimo. Anche più della lista dei commercianti pizzofree».

    Il futuro dei giovani è quindi il futuro della città. «Questi ragazzi trovano la speranza dentro se stessi, non altrove – conclude Tommaso Maria Patti – L’obiettivo da raggiungere è restare in questa città. A Catania è dura, ma la differenza sta nell’avere un progetto. I ragazzi di Addiopizzo, a differenza del 99 per cento dei giovani, ce l’hanno: cambiare la città. Tuttavia pochi giorni fa ho letto che anche a Favara è nata un’associazione antimafia, si chiama Nicodemo. Io sono nato a Porto Empedocle, a pochi chilometri, e questa notizia mi ha colpito. Forse davvero è in atto una rivoluzione culturale».


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