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    Valentina
     Oggetto del messaggio: Re: News del giorno
    MessaggioInviato: lun ago 09, 2010 7:31 am 
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    Iscritto il: sab gen 27, 2007 4:15 pm
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    LEGALITA': PREMIO SCOPELLITI A CAPO MOBILE REGGIO CALABRIA

    E' stato attribuito a Renato Cortese, capo della Squadra mobile di Reggio Calabria, il Premio Antonino Scopelliti 2010 istituito dalla Fondazione intitolata al magistrato ucciso dalla mafia a Campo Calabro il 9 agosto del 1991. Lo ha annunciato Aldo Pecora, presidente del movimento "Ammazzateci tutti" presentando a Reggio l'iniziativa "Legalitalia d'estate 2010", in programma l'8 e 9 agosto.

    "Renato Cortese, dal 2007 alla Questura reggina - ha detto Rosanna Scopelliti, figlia del giudice assassinato e presidente della Fondazione a lui intitolata - ha arrestato i principali boss latitanti della 'ndrangheta, mentre a Palermo, nel 2006, e' stato protagonista della cattura di Bernardo Provenzano". "Legalitalia d'estate 2010" è collegata da due anni al Premio Antonino Scopelliti, consegnato lo scorso anno all'ex procuratore aggiunto della Dda reggina, Salvatore Boemi.

    La sera dell'8 agosto, nell'ambito dell'iniziativa, è in programma un dibattito nel corso del quale il giornalista Michele Cucuzza intervisterà Rosanna Scopelliti e il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Nicola Gratteri. Lunedì 9 agosto, dopo la Messa in Cattedrale in ricordo di Scopelliti, officiata da don Luigi Ciotti, la "conversazione" condotta da Carmine Fotia, vice direttore del Tg di "La7", con il responsabile della Stazione unica appaltante della Regione Calabria, Salvatore Boemi; il vice presidente della Commissione parlamentare antimafia, Fabio Granata; Rosanna Scopelliti; il procuratore aggiunto di Reggio, Ottavio Sferlazza; la giornalista Marina Valensise e lo stesso Cortese.

    "Spesso le notizie che partono dalla Calabria - ha sostenuto Rosanna Scopelliti - danno un'immagine totalmente distorta della realtà, come nel caso degli applausi al boss Tegano davanti alla Questura di Reggio, mentre è passata quasi sotto silenzio la solidarietà che gran parte dei reggini ha subito dopo manifestato a magistrati e forze dell'ordine per il loro lavoro sul territorio".



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    Salvo
     Oggetto del messaggio: Re: News del giorno
    MessaggioInviato: lun ago 09, 2010 12:06 pm 

    Iscritto il: lun gen 29, 2007 9:20 pm
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    E' un funzionario di polizia serio ed in gamba


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    Valentina
     Oggetto del messaggio: Re: News del giorno
    MessaggioInviato: mer ago 11, 2010 1:34 pm 
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    Iscritto il: sab gen 27, 2007 4:15 pm
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    Paolo Giaccone, ricordato a Palermo

    Il professore Paolo Giaccone, direttore dell’istituto di Medicina legale del Policlinico di Palermo, assassinato dalla mafia l’11 agosto del 1982, è stato ricordato questa mattina a Palermo con un breve cerimonia sul luogo dell’agguato, all’interno dello stesso Policlinico che oggi porta il nome suo nome. Assieme a rappresentanti delle istituzioni locali e delle forze dell’ordine, sul posto si sono ritrovati molti colleghi e la figlia Milly, anche lei medico. “Non era un eroe, è diventato un eroe. Ma perche’? Perché fece il suo dovere”, ha detto Milly Giaccone.
    Il medico legale, secondo quanto e’ stato ricostruito dalle inchieste, venne assassinato dalla mafia perché si rifiutò di modificare la sua perizia su un’impronta lasciata con le dita sporche di sangue dal killer del clan mafioso di corso dei Mille, Giuseppe Marchese, sul luogo della strage del Natale del 1981 a Bagheria, con quattro morti tra i quali un pensionato colpito da un proiettile vagante.

    Fonte: Agi


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     Oggetto del messaggio: Re: News del giorno
    MessaggioInviato: sab ago 14, 2010 9:24 am 
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    Mafia: Pm Ferrara, confisca Aiello piu' alta di tutti i tempi in Italia

    Palermo, 14 ago. - (Adnkronos) - La confisca di beni per circa 800 milioni di euro all'ex manager della Sanita' Michele Aiello, ritenuto prestanome del boss mafioso Bernardo Provenzano "e' la piu' imponente predisposta da un Tribunale su tutto il territorio italiano". Lo ha detto il pm di Palermo Geri Ferrara commentando la confisca di beni al 're delle cliniche' Michele Aiello, di recente condannato in appello a quindici anni e mezzo per associazione mafiosa e corruzione e truffa aggravata. "Si tratta della confisca di maggior valore in Italia - ha proseguito il magistrato che ha coordinato l'indagine patrimoniale su Aiello - ed e' molto importante perche' si e' potuto mettere i sigilli a un patrimonio che fin dalle origini era nato illecitamente con i patrimoni di Cosa nostra". Secondo la magistratura, le fortune economiche di Aiello, che prima di essere arrestato nel 2003 era stato il maggior contribuente in Sicilia, sarebbero nate proprio grazie a Bernardo Provenzano.


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     Oggetto del messaggio: Re: News del giorno
    MessaggioInviato: dom ago 15, 2010 5:18 pm 
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    (ANSA) - CORLEONE (PALERMO), 15 AGO - A Corleone una palazzina di due piani confiscata al boss Bernardo Provenzano e' diventata oggi la Bottega dei saperi e dei sapori.

    E' gestita dall'associazione laboratorio della legalita'. Vendera' prodotti provenienti dalle terre sequestrate a Cosa nostra. Inaugurata dai ministri dell'Interni e della Giustizia, Maroni e Alfano, alla presenza del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Letta, del capo della polizia, Manganelli, del comandante dei carabinieri, Gallitelli, del comandante della Gdf, Di Paolo.(ANSA).


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     Oggetto del messaggio: Re: News del giorno
    MessaggioInviato: gio ago 26, 2010 8:14 am 
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    BOMBA REGGIO: DI LANDRO, FACCIO MIO DOVERE, VOGLIONO FARMELA PAGARE


    (AGI) - Reggio Calabria, 26 ago. - "Contro di me, a partire dall'attentato a gennaio contro la Procura generale, c'e' stata una tensione malevola e delittuosa crescente, da parte della criminalita' organizzata, che si e' personalizzata". Lo ha detto ai giornalisti il procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro, dopo la bomba ad alto potenziale fatta esplodere la scorsa notte contro la sua abitazione.
    "Vogliono farmela pagare, evidentemente - ha aggiunto - per il fatto che ho sempre ed in ogni circostanza fatto il mio dovere di magistrato". Secondo Di Landro "dall'attentato del tre gennaio l'attenzione negativa nei miei confronti e' aumentata sempre piu' fino all'attentato della scorsa notte, che rappresenta il culmine di questa strategia. Evidentemente - ha proseguito - a qualcuno non sta bene che io abbia sempre agito senza infingimenti e sulla base di quella che ritenevo essere la verita', rispettandola fino in fondo. Sono sempre stato in buona fede e ho sempre agito col massimo scrupolo, pur comprendendo che posso sbagliare anch'io, come tutti, ma sempre in buona fede. Una linea di condotta che ha sempre caratterizzato la mia gestione della Procura generale di Reggio Calabria, di cui ho assunto la guida nel novembre del 2009". Il procuratore ha voluto precisare di essere "grato a quanti, soprattutto colleghi, mi stanno chiamando per esprimermi la loro solidarieta'. Il mio cellulare ed il mio telefono di casa, da quando si e' diffusa la notizia, non smettono un attimo di squillare".


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     Oggetto del messaggio: Re: News del giorno
    MessaggioInviato: sab ago 28, 2010 3:25 pm 
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    Le nuove regole di Confindustria contro la mafia


    Bastera' un avviso di garanzia per associazione mafiosa o concorso esterno per essere sospeso ed espulso da Confindustria Palermo, Lega delle Cooperative e Ance, l'associazione degli edili. Le tre organizzazioni datoriali hanno aderito al decalogo antiracket proposto dall'associazione LiberoFuturo e da Addiopizzo, presentato a Palermo nella facolta' di Giurisprudenza.

    Le nuove regole inaspriscono le sanzioni gia' previste dalla Confindustria nel proprio statuto per gli associati che non denunciano di avere subito richieste dal racket del pizzo. Una svolta voluta dal leader degli industriali Ivan Lo Bello e fatta propria da Emma Mercegaglia, che adesso il neo presidente della Confindustria di Palermo, Alessandro Albanese, rilancia con regole ancora piu' ferree.

    Il decalogo sara' sottoscritto domani in occasione del 19/o anniversario dell'assassinio dell'imprenditore Libero Grassi, ucciso nel 1991 per essersi ribellato al pizzo. Per prevenire il fenomeno mafioso, tutelare e difendere i propri iscritti, Confindustria, Ance e Legacoop hanno deciso di integrare i rispettivi statuti con dieci nuove regole.

    Il decalogo prevede l'attivazione di un servizio di assistenza per le denunce e uno post-denuncia per aiutare gli imprenditori, vittime del racket delle estorsioni, che decidono di collaborare con le forze dell'ordine.

    Inoltre impegna le associazioni a costituirsi parte civile nei processi, dove sono presenti propri iscritti, contro gli estorsori e in quelli contro imprenditori imputati dei reati di associazione mafiosa o concorso esterno in associazione mafiosa.

    Il decalogo prevede poi di rendere pubblico l'elenco aggiornato degli associati e sostenere il movimento del Consumo critico di Addiopizzo, invitando le imprese ad aderire.


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     Oggetto del messaggio: Re: News del giorno
    MessaggioInviato: ven set 03, 2010 8:51 am 
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    DALLA CHIESA: 'SAGUNTO' 28 ANNI DOPO E QUEI MISTERI ECCELLENTI

    (AGI) - Palermo, 3 set. - Quel venerdi' sera di 28 anni fa, alle 21.15 del 3 settembre 1982, vicino a piazza Politeama, nel cuore di Palermo, un commando affianco' l'A112 condotta da Emanuela Setti Carraro, 32 anni, seconda moglie del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Seguiva l'auto di scorta, un'Alfetta non blindata, condotta dall'agente Domenico Russo.
    Tutti trucidati sotto una tempesta di colpi di un kalashnikov gia' utilizzato per altri eccidi e imbracciato da Antonino Madonia a bordo della Bmw 518 con calogero Ganci. Sembrava avesse vinto l'anti-Stato, una sensazione opprimente, cui diedero voce le parole trovate la mattina dopo in via Isidoro Carini: "Qui e' morta la speranza dei palermitani onesti".
    Pochi giorni dopo, il 5 settembre, durante i funerali, il cardinale Salvatore Pappalardo rompe il silenzio della Chiesa ufficiale sul problema mafia. Ha parole durissime, citando un famoso passo di Tito Livio: "Dum Romae consulitur... Saguntum espugnatur. Mentre a Roma si pensa sul da fare, la citta' di Sagunto viene espugnata - tuona dal pulpito - e questa volta non e' Sagunto, ma Palermo! Povera Palermo nostra". I mandanti e alcuni esecutori sono stati condannati all'ergastolo. Ma, come disse una volta l'attuale procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, "per gli omicidi eccellenti bisogna pensare a mandanti eccellenti". La loro ricerca non ha fatto, pero', alcun passo avanti e, ventotto anni dopo, l'unica verita' giudiziaria e' compendiata nelle sentenze di condanna per due sicari e per i vertici della cupola tra cui Toto' Riina, Bernardo Provenzano, Michele Greco e Pippo Calo'. Ma restano molte zone oscure che i giudici di Palermo sottolineano: "Si puo', senz'altro, convenire con chi sostiene che persistano ampie zone d'ombra, concernenti sia le modalita' con le quali il generale e' stato mandato in Sicilia a fronteggiare il fenomeno mafioso, sia la coesistenza di specifici interessi, all'interno delle stesse istituzioni, all'eliminazione del pericolo costituito dalla determinazione e dalla capacita' del generale". Parole della sentenza con la quale nel 2002 la corte d'assise ha condannato all'ergastolo i killer Raffaele Ganci, Giuseppe Lucchese, Vincenzo Galatolo e Nino Madonia, e a 14 anni i 'pentiti' Francesco Paolo Anzelmo e Calogero Ganci.
    Nella sua requisitoria il Pm Nico Gozzo parlo' di "un delitto maturato in un clima di solitudine: Carlo Alberto Dalla Chiesa fu catapultato in terra di Sicilia nelle condizioni meno idonee per apparire l'espressione di una effettiva e corale volonta' dello Stato di porre fine al fenomeno mafioso". Inevitabili, secondo il magistrato, gli effetti di questo 'abbandono': "Cosa Nostra ritenne di poterlo colpire impunemente perche' impersonava soltanto se' stesso e non gia', come avrebbe dovuto essere, l'autorita' dello Stato". Gli uomini della cupola erano gia' stati condannati nel maxiprocesso nato proprio da un rapporto di Dalla Chiesa contro 162 esponenti di Cosa nostra e consolidato, nel suo impianto accusatorio, dal contributo di alcuni grandi pentiti come Tommaso Buscetta, Totuccio Contorno e Francesco Marino Mannoia. Il 'superprefetto', nato a Saluzzo (Cuneo) il 27 settembre del 1920, ritorno' a Palermo, con procedura d'urgenza, dopo avere affrontato la malavita del nord, la mafia siciliana e le brigate rosse. Era la sera del 30 aprile del 1982, poco dopo l'uccisione del segretario siciliano del Pci, Pio La Torre, terzo uomo politico assassinato nel giro di qualche mese dopo Piersanti Mattarella, democristiano, presidente della Regione siciliana, e Michele Reina, segretario della Dc palermitana. Giunse in prefettura a bordo di un taxi e con l'intenzione di andare fino in fondo 'senza guardare in faccia a nessuno'. Durante i cento giorni che precedettero la strage di via Carini, il prefetto cerco' di promuovere la risposta dello Stato allo strapotere delle cosche e di spezzare il legame tra mafia e politica. Ma, come osservano i giudici palermitani, le sue iniziative suonavano come un 'chiaro campanello d'allarme per chi all'epoca traeva impunemente quanto illecitamente vantaggio dai rapporti tra la mafia e la politica, soprattutto nello specifico mondo degli appalti'. Le iniziative di Dalla Chiesa furono frenate da ostilita' politiche ambientali e da una ridotta capacita' di intervento.
    Il prefetto reclamo' continuamente la concessione di poteri di coordinamento che solo dopo la sua morte vennero formalizzati e concessi con la nomina di Emanuele De Francesco ad alto commissario. Confermando la denuncia che lo stesso Dalla Chiesa fece nell'ultima intervista a Giorgio Bocca: "Un uomo viene colpito quando viene lasciato solo". .


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    Valentina
     Oggetto del messaggio: Re: News del giorno
    MessaggioInviato: mer set 15, 2010 8:57 am 
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    PADRE PUGLISI: PALERMO RICORDA PRETE DELLA GENTE UCCISO 17 ANNI FA

    (AGI) - Palermo, 15 set. - Oggi e' 73mo anniversario della nascita e il diciassettesimo dell'uccisione di Padre Pino Puglisi, parrocco di Brancaccio, assassinato dalla mafia a Palermo il 15 settembre 1993. Ieri sera una fiaccolata dalla chiesa di San Gaetano a piazza Anita Garibaldi ha voluto tenere accesa la luce sulla notte di Palermo. "Per noi padre Puglisi e' vivo e vorremmo che queste fiamme della presenza e dell'impegno della gente di Brancaccio restassero accese tutto l'anno", dice Maurizio Artale del Centro Padre nostro. Oggi alle 18, in cattedrale, solenne concelebrazione eucaristica, presieduta dal cardinale Salvatore De Giorgi, arcivescovo emerito della diocesi. Alle 21 serata spettacolo e musica in piazza San Giorgio dei Genovesi.
    Procede la causa per il riconoscimento del martirio di don Puglisi presso la Congregazione per le Cause dei Santi in Vaticano. Proprio in questi giorni e' stato nominato il nuovo postulatore, monsignor Vincenzo Bertolone, vescovo di Cassano allo Jonio. Ha seguito anche la causa del Beato padre Francesco Spoto e, assicura Romeo, "e' un esperto, e' siciliano e conosce molto bene la nostra realta' siciliana".
    "Un religioso austero e rigoroso, calato nel sociale, immerso nella difficile realta' del quartiere", scrivevano di padre Puglisi i giudici nelle motivazioni della sentenza di condanna degli esecutori del delitto. Insomma, era il prete della gente.
    Emblema di quel sacerdozio missionario capace di "donarsi e spendersi quotidianamente per condurre tutti nell'unico gregge del Signore", ricordava in un'occasione il cardinale Camillo Ruini nella sua prolusione all'assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, paragonando padre Pino Puglisi al Buon Pastore. Aveva fondato il centro Padre nostro, realta' pensata per sostenere il percorso di 'liberazione' di Brancaccio, costantemente oggetto di raid vandalici. "Non sono un biblista - diceva di se' il parroco - non sono un teologo, ne' un sociologo, sono soltanto uno che ha cercato di lavorare per il regno di Dio". Un terreno di impegno nel quale coinvolgere tutti: "E se ognuno fa qualcosa", era il senso della sua sfida. Per tutto questo, per la sua volonta' di rompere il rigido controllo della mafia sul territorio e sulle persone, e' stato assassinato: un colpo di pistola alla nuca, davanti alla casa di piazza Anita Garibaldi, esploso dal killer Salvatore Grigoli, adesso collaboratore di giustizia e condannato a sedici anni. "C'era una specie di luce in quel sorriso - racconto' anni dopo - che mi aveva dato un impulso immediato. Quella sera cominciai a pensarci, si era smosso qualcosa".
    Per l'omicidio sono stati definitivamente condannati all'ergastolo i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano, boss della borgata di Brancaccio, accusati di avere ordinato il delitto. Ergastolo anche per gli altri componenti del commando che aspettarono il sacerdote sotto casa: Gaspare Spatuzza, Cosimo Lo Nigro, Luigi Giacalone e Nino Mangano.


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    Valentina
     Oggetto del messaggio: Re: News del giorno
    MessaggioInviato: mar set 21, 2010 1:37 pm 
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    Agrigento, un seminario per ricordare Livatino

    Un seminario di studi per magistrati, nel ricordo del giudice Rosario Livatino, assassinato dalla mafia il 21 settembre del 1990, si è aperto oggi ad Agrigento. L'incontro, che si concluderà domani, è organizzato dal Consiglio superiore della magistratura. A ricordare la figura del giudice Livativo è stato il presidente del tribunale di Agrigento, Luigi D'Angelo, collega ed amico del magistrato assassinato.



    "Il ricordo di quel giorno - ha detto - ci turba e ci scuote ancora oggi enormemente. L'assassinio di Livatino doveva servire a condizionare i magistrati ed invece Rosario è diventato per tutti noi un faro ed esempio da seguire". D'Angelo ha inoltre evidenziato come Livatino avesse "scoperto ed indagato sugli intrecci tra mafia, politica e imprenditoria già oltre vent'anni fa".



    Le finalità del seminario, sul tema "L' interpretazione giudiziale fra certezza del diritto ed effettività delle tutele", sono state illustrate dal presidente della nona commissione del Csm, Alessandro Pepe. "Il corso - ha spiegato - intende misurare i livelli ed il grado di tensione esistente fra legislatore e giudice, alla ricerca di punti di equilibrio che possono salvaguardare le esigenze sempre maggiori della società di vedere soddisfatte, nella decisione del caso concreto, proiezioni di valori ritenuti esistenti nell'ordinamento". Temi affrontati nel suo intervento anche dal presidente della Corte costituzione, Francesco Amirante, che ha tenuto la relazione introduttiva dell'incontro.


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