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    Autore Messaggio
    Valentina
     Oggetto del messaggio: Re: News del giorno
    MessaggioInviato: ven gen 29, 2010 2:23 pm 
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    Mafie/ Eurispes: Provincia Napoli al top per penetrazione mafiosa
    Seguono Catania, Caserta, Brindisi e Reggio Calabria


    E' Napoli la provincia dove la criminalità ha una più forte capacità nel permeare il territorio. Con un punteggio di 65,4, rileva l'Eurispes, il territorio partenopeo veste la maglia nera del territorio provinciale dove meglio agiscono i tentacoli delle mafie. A seguire, la provincia di Catania (52,4 punti), Caserta (51 punti), Brindisi (51 punti) e Reggio Calabria (50,5); poi Foggia (47,3), Catanzaro (41,2) e Bari (41). In fondo alla lista, le province di Lecce (18,3), Taranto (24,8) e Cosenza (27,1) e Ragusa (28,4). L'indice di penetrazione mafiosa è stato elaborato da Eurispes per evidenziare il grado di fragilità e di permeabilità dei territori rispetto ai tentacoli della 'ndrangheta, della camorra, della mafia e della sacra corona unita. Obiettivo principale dello studio è stato fornire indicazioni sul rischio di penetrazione mafiosa. L'indice è stato elaborato sulla base dei reati commessi ed assimilabili alle associazioni mafiose: attentati, stragi, ricettazioni, rapine, estorsioni, usura, sequestri di persona a scopo estorsivo, associazione a delinquere di tipo mafioso, riciclaggio di denaro, contrabbando, produzione e traffico di stupefacenti, sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, omicidi per motivi di mafia, camorra e 'ndrangheta.


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    Valentina
     Oggetto del messaggio: Re: News del giorno
    MessaggioInviato: mer feb 17, 2010 10:48 am 
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    Iscritto il: sab gen 27, 2007 4:15 pm
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    http://www.ansa.it/legalita/visualizza_ ... 62448.html


    MAFIA: A PALERMO MARONI CONSEGNA VILLA RIINA A ORDINE GIORNALISTI


    "La sottrazione dei beni alla mafia ha un duplice valore: simbolico, perché dà ai cittadini il segnale che lo Stato va fino in fondo e concreto perché sottrae risorse economiche ai clan che hanno bisogno di denaro per governare l'Antistato". Lo ha detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni, intervenendo, a Palermo, alla cerimonia di consegna all'Ordine dei giornalisti siciliani di un immobile confiscato ai costruttori mafiosi Sansone.

    Si tratta di una villa immersa nel verde del complesso residenziale in cui trascorse gli ultimi tempi della latitanza il boss Totò Riina, che venne arrestato a pochi metri dalla nuova sede dell'ordine. "Questa diventerà la nostra casa - ha detto il presidente dell'ordine regionale Franco Nicastro che ha ringraziato il ministro e ha voluto ricordare i tanti giornalisti morti nell'adempimento del proprio dovere - questo posto sarà un presidio di legalità e un luogo di recupero della memoria".

    Alla cerimonia hanno partecipato anche il capo della polizia Antonio Manganelli, il presidente nazionale dell'Ordine dei giornalisti Lorenzo del Boca, esponenti delle forze dell'ordine e il sindaco di Palermo Diego Cammarata.

    MARONI, AGGRESSIONE PATRIMONI BOSS E' PRIORITA'

    "In 18 mesi sono stati sequestrati alle mafie 12 mila beni per un valore complessivo di 7 miliardi di euro e confiscati 3.800 per un valore di due miliardi di euro. Questo dimostra che l'aggressione ai patrimoni delle cosche è una priorità. Resta il problema di gestire i beni sottratti ai clan e passare in tempi brevi dal sequestro e dalla confisca al pieno utilizzo a fini istituzionali e sociali". Lo ha detto il ministro dell'Interno Roberto Maroni intervenendo, a Palermo, alla cerimonia di consegna di una villa confiscata ai costruttori mafiosi Sansone all'Ordine dei giornalisti di Sicilia.

    "Crediamo che gli assetti problematici della gestione dei beni - ha aggiunto - possano essere risolti grazie all'Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati recentemente istituita. La prossima settimana andrò a Reggio Calabria, sede dell'Agenzia. Sono certo che sarà uno strumento utile".

    "Voglio ricordare - ha concluso - che il nostro modello legislativo in materia di misure patrimoniali contro la mafia è apprezzato e studiato in molti Paesi europei".

    MARONI, ESPORTARE MODELLO DI CONTRASTO PALERMITANO

    Esportare il "modello Palermo" nella lotta a Cosa nostra e nell'aggressione ai patrimoni dei boss e nella loro assegnazione perché sia d'esempio: è la proposta del ministro dell'Interno Roberto Maroni. Dopo la cerimonia, Maroni ha incontrato, in prefettura, oltre al prefetto Giancarlo Trevisone, il capo della polizia Antonio Manganelli, magistrati e i vertici delle forze dell'ordine.

    "Quella dei magistrati palermitani - ha spiegato - è un'eccellente prassi di contrasto alla criminalità organizzata anche per quanto concerne le misure patrimoniali ed è importante che venga esportata alla commissione nazionale per i sequestri e le confische". Maroni ha anche annunciato la costituzione, a Palermo, di un Tavolo permanente che servirà da occasione per fare il punto sulla lotta alla mafia. "Ho intenzione - ha concluso - di ripetere periodicamente incontri come questo come già facciamo a Bari, Caserta e Reggio Calabria".

    SPEZIALE, BENI CONFISCATI TORNINO IN CIRCUITO LEGALE

    "Sottrarre risorse alla criminalità per riconvertirle in centri di diffusione della legalità è l'obiettivo che deve essere perseguito per evitare che al danno della presenza criminale e mafiosa, che ha rubato all'economia risorse fondamentali per lo sviluppo, si aggiunga la beffa che le stesse risorse vengano vendute dallo Stato piuttosto che restituite al circuito legale dell'economia siciliana".

    Lo ha detto il presidente della commissione regionale antimafia Lillo Speziale, dopo la cerimonia di consegna all'Ordine dei giornalisti siciliani di un immobile confiscato alla mafia. "Io sono convinto che il trasferimento dei beni mobili ed immobili ad oggi confiscati ma inutilizzati - sottolinea il parlamentare regionale - sia l'unica strada percorribile. Inammissibile la possibilità che i beni requisiti vengano venduti esclusivamente per risanare i conti dello Stato".


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    Valentina
     Oggetto del messaggio: Re: News del giorno
    MessaggioInviato: gio feb 18, 2010 6:59 pm 
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    http://palermo.repubblica.it/dettaglio/ ... ta/1863776

    Ai giornalisti la villa confiscata alla mafia
    lite tra Miccichè e il presidente dell'ordine

    A Gianfranco Miccichè non va giù che sia stata assegnata all'Ordine dei giornalisti una delle ville confiscate alla mafia del residence dove si nascose Totò Riina. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio esprime tutto il proprio disappunto nel suo blog personale e attacca: «Non me ne vogliano i giornalisti seri e onesti, ma credo che sede più appropriata non potesse essere scelta per una categoria che viene costantemente mortificata da certi suoi appartenenti, taluni bugiardi, taluni omertosi (comunque, non fa differenza), che ne infangano scopi e principi».

    Alla cerimonia di consegna, avvenuta ieri mattina, era presente il ministro dell'Interno Roberto Maroni oltre al presidente regionale dell'Ordine dei giornalisti, Franco Nicastro, che a Miccichè risponde: «Miccichè ha tutto il diritto di polemizzare con i giornali ma non può usare espressioni così offensive e così improvvide. La villa è stata assegnata all'Ordine dei giornalisti, come è venuto a dire il ministro Roberto Maroni, per atto simbolico. I nove cronisti siciliani uccisi, perché tenendo la schiena dritta testimoniavano la coerenza con i principi più nobili del giornalismo, rappresentano un patrimonio morale che non può essere sporcato da nessuno. Sarebbe poi utile sapere se il sottosegretario alla presidenza del Consiglio esprima un punto di vista condiviso dal governo. In tal caso, siamo pronti a togliere il disturbo staccando dai muri i pannelli di Cosimo Cristina, Mauro De Mauro, Giovanni Spampinato, Giuseppe Impastato, Mario Francese, Pippo Fava, Mauro Rostagno, Beppe Alfano e Maria Grazia Cutuli. Questi, si tenga sempre presente, sono gli unici eroi dei giornalisti siciliani».


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     Oggetto del messaggio: Re: News del giorno
    MessaggioInviato: gio feb 18, 2010 7:05 pm 
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    MAFIA: PENE PER 120 ANNI A 11 BOSS DELL'AGRIGENTINO

    (AGI) - Palermo, 18 feb. - Il gup di Palermo ha condannato undici persone a complessivi 120 anni di carcere al termine del processo denominato 'Scacco Matto', celebrato con il ritro abbreviato. Tutti gli imputati rispondevano di associazione mafiosa perche' accusati dalla Dda di Palermo di far parte delle cosche mafiose di Sciacca, Ribera e del Belice, in provincia di Agrigento. In particolare, 21 anni sono stati inflitti a Gino Guzzo, di Montevago, ritenuto il reggente della cosca del Belice, 13 anni e 8 mesi a Paolo Capizzi, di Ribera, 12 anni a Franco Capizzi, anche lui di Ribera, 11 anni e 4 mesi ciascuno a Accursio Dimino, di Sciacca e a Salvatore Imbornone, di Ribera, 10 anni a Antonio Pumilia e Antonino Gulotta, 9 anni e 8 mesi a Raffaele Sala, 8 anni e 8 mesi a Girolamo Sala e un anno e 7 mesi a Antonino Montalbano. Condannato a 4 anni e 8 mesi, infine, Calogero Rizzuto, arrestato nell'ambito dell'operazione antimafia e divenuto poi collaboratore di giustizia. (AGI)


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     Oggetto del messaggio: Re: News del giorno
    MessaggioInviato: gio feb 18, 2010 7:09 pm 
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    http://www.livesicilia.it/2010/02/18/pe ... -350-anni/

    Perseo, chieste condanne per 350 anni

    I pubblici ministeri Ignazio De Francisci e Roberta Buzzolani hanno chiesto 350 anni di carcere per i 42 imputati del processo Perseo, in corso col rito abbreviato davanti al Gup Ettorina Contino, nell’aula bunker del carcere dell’Ucciardone. La requisitoria è durata due udienze e il pm Buzzolani ha riepilogato i dati principali emersi dall’indagine dei carabinieri del Comando di Palermo.

    Nel corso del 2008 i boss del capoluogo siciliano tentarono di ricomporre la Commissione provinciale di Cosa Nostra, per riorganizzarsi su base verticistica. Il tentativo naufragò per l’opposizione di alcuni degli indagati a sottostare al candidato unico al comando della commissione stessa, il boss di Villagrazia Benedetto Capizzi (nella foto). Grazie a pedinamenti e intercettazioni furono ricostruite e seguite riunioni di vertice, discussioni, trattative. Il pm Buzzolani, assieme alla quale oggi era in aula il procuratore aggiunto De Francisci, in rappresentanza del vertice dell’ufficio, ha chiesto la pena più elevata, 24 anni, per Sandro Capizzi, figlio di Benedetto.

    Diciannove anni sono stati proposti per un altro dei mafiosi più assidui nelle trattative, Giuseppe Scaduto, capomafia di Bagheria. A seguire, 16 a testa per Salvatore Adelfio e per il figlio Giovanni, anche loro ritenuti vicini a Capizzi. Quindici anni ciascuno sono stati proposti per Antonino e Salvatore Freschi; 10 per Gioacchino Mineo; 9 per Salvatore Milano, Antonino Gioacchino Capizzi, Giuseppe Perfetto; otto e 9 mesi per Vincenzo Tumminia, Francesco Bonomo, di San Mauro Castelverde, Rosario Salvatore Lo Bue, di Corleone, Luigi Caravello. E poi otto a testa per il vecchio boss di Porta Nuova Gerlando Alberti, per Ludovico e Rosario Sansone, Massimo Mulé, Baldassare Migliore, Filippo Annatelli, Salvatore Bellomonte, Filippo Salvatore Bisconti, Giuseppe Calvaruso, Gaetano Ganci. Sette ciascuno per Onofrio Prestigiacomo e Placido Naso; sei per Gaspare Perna, Santo Dell’Oglio, Giuseppe Di Cara, Marcello Di Giacomo, Tommaso Di Giovanni, Giuseppe Greco, Francesco Leone, Salvatore Lombardo, Vincenzo Carlo Lombardo, Espedito Rubino, 5 anni e 6 mesi per Enrico Scalavino. Due anni e nove mesi, infine, è la proposta per Rosario Rizzuto, 2 per Francesco Paolo Piscitello, un anno per Gaetano Filippone.


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     Oggetto del messaggio: Re: News del giorno
    MessaggioInviato: mer mar 03, 2010 11:06 am 
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    http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLi ... iew=Libero

    La mafia «fattura» 140 miliardi l'anno


    Ogni anno la mafia «fattura» tra i 120 e i 140 miliardi di euro. «Un fiume di denaro sporco, che passa dall'economia criminale all'economia legale anche attraverso i politici di ogni livello», come purtroppo è emerso nella recente inchiesta sul riciclaggio internazionale, che ha coinvolto il senatore dimissionario del Pdl, Nicola Di Girolamo, eletto dagli italiani all'estero. Il presidente della commissione parlamentare antimafia, Giuseppe Pisanu lancia un duro atto d'accusa alla classe politica, ma anche «ad avvocati, commercialisti notai, imprenditori, banchieri e funzionari pubblici» nella relazione sui rapporti tra mafia, economia e politica. «Conosciamo in gran parte - ha spiegato Pisanu - le forme di accumulazione di questi enormi capitali, ma sappiamo ancora troppo poco sulle modalità di movimentazione e di investimento».

    Pisanu ha evidenziato i risultati messi a segno dallo Stato contro le mafie, culminati nella cattura dei principali latitanti e con il sequestro dei patrimoni accumulati illecitamente: 7 miliardi in un biennio tra beni sequestrati e confiscati. L'invito è comunque a tenere gli occhi ben aperti e non adagiarsi sugli allori, perché, ha ricordato, «mentre si intensifica la caccia ai patrimoni illeciti delle mafie, esse prendono delle contromisure, investendo maggiormente all'estero e spostando investimenti sulle borse e sulla finanza pura dove è più facile l'occultamento dei capitali».

    Parlando poi dell'inchiesta su Fastweb e TI Sparkle, Pisanu ha affermato che è emersa «una brutale violazione di diritti costituzionalmente garantiti come la segretezza e unicità del voto». Ripercorrendo alcuni passaggi dell'ordinanza cautelare che contiene anche la richiesta di arresto per il senatore del Pdl, Pisanu ha ricordato l'interferenza sul voto degli italiani in Germania da parte di «esponenti della ‘ndrangheta crotonese». Pisanu ha però evidenziato che i diritti degli elettori all'estero, violati attraverso le intimidazioni e le minacce mafiose «per impedire il libero esercizio del voto», sono in realtà «compromessi in partenza», a causa, cioè, «delle modalità di consegna e raccolta delle schede previste dall'attuale legge sul voto degli italiani all'estero».

    «Fino ad ora lo Stato - ha detto Pisanu - si é limitato ad inseguire le mafie. Invece dovrebbe precederle», approfondendo il dibattito sugli strumenti normativi finalizzati al contrasto delle
    organizzazioni criminali. Pisanu non si entusiasma per i provvedimenti del governo: «del
    piano antimafia conosciamo solo i dati pubblicati su internet», dice. Quanto al piano anticorruzione approvato ieri dal Cdm, «è utile - spiega - ma deve essere ancora assemblato». Senza contare che tra pochi giorni partirà il dibattito parlamentare sulle intercettazioni telefoniche, «un provvedimento controverso».


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     Oggetto del messaggio: Re: News del giorno
    MessaggioInviato: mar mar 09, 2010 12:11 pm 
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    MAFIA: INTERROTTO SUMMIT A CATANIA, ARRESTATO BOSS LO GIUDICE

    Il latitante Sebastiano Lo Giudice, 33 anni, ritenuto ai vertici della cosca dei Carateddi legata al clan Cappello, è stato arrestato da agenti della polizia di Stato a Catania. E' stato bloccato da investigatori della squadra mobile della questura all'interno di una stalla, nello storico rione San Cristoforo, mentre, secondo l'accusa, stava partecipando a un summit di mafia.

    Durante l'operazione sono stati arrestati cinque fiancheggiatori del boss, presenti nel covo, accusati di favoreggiamento aggravato e della ricettazione di una pistola calibro 9 con il colpo in canna che è stata trovata nella stalla. Lo Giudice era ricercato dal 24 ottobre del 2009 quando sfuggì all'operazione Revenge contro la cosca Cappello. Nei suoi confronti era pendente un ordine di carcerazione per associazione mafiosa e traffico di sostanze stupefacenti.

    Secondo la procura di Catania avrebbe potuto avere un ruolo nella faida mafiosa che ha visto contrapposti il suo gruppo e la cosca Cappello a Cosa nostra a Catania, capeggiata dalle storiche 'famiglie' Santapaola e Laudani. Le indagini della squadra mobile della questura di Catania sono state coordinate dal procuratore capo Vincenzo D'Agata e dai sostituti della Direzione distrettuale antimafia etnea Pasquale Pacifico e Francesco Testa.


    -----------------------------------------------------------

    Addiopizzo Catania esprime grande soddisfazione nell’apprendere che un altro,duro e importante colpo,è stato inflitto alla criminalità organizzata,con l’arresto del latitante,boss del gruppo dei “Carateddi” ,Sebastiano Lo Giudice,ed altri cinque favoreggiatori.
    Il nostro ringraziamento e la nostra massima stima,vanno quindi alla Questura,alla Squadra mobile etnea,e alla Procura che ha coordinato le indagini,per il sinergico ed efficiente lavoro che ogni giorno svolgono con il massimo impegno,per garantire sicurezza e legalità nella nostra città.
    Ci auguriamo che i nostri concittadini riconoscano e sostengano il lavoro e i risultati delle istituzioni e delle forze dell’ordine,affinché sia sempre più forte la voglia,e la possibilità, di riscattarsi.


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     Oggetto del messaggio: Re: News del giorno
    MessaggioInviato: gio mar 11, 2010 5:11 pm 
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    Mafia/ 'Paesan Blues', Messineo: "Commercianti collaborate"

    L'operazione "Paesan Blues", che ha portato all'arresto di 27 esponenti di Cosa nostra tra l'Italia e gli Stati Uniti, rientra in un protocollo d'intesa denominato Pantheon siglato nel 2005 tra le Forze dell'ordine italiane e quelle americane. Una collaborazione che negli anni ha consentito la cattura di importanti capimafia nel corso di storiche operazioni come quella del febbraio 2008 denominata "Old Bridge". Un dato che però emerge da questa nuova operazione è la "recidività nella commissione dei reati". Lo ha sottolineato il procuratore aggiunto di Palermo Ignazio De Francisci, durante la conferenza stampa alla squadra mobile di Palermo. "Per i mafiosi non c'è redenzione - ha detto De Francisci -. Nonostante le condanne per 416 bis, una volta tornati in libertà, gli esponenti dei clan tornano a commettere gli stessi reati per i quali erano stati condannati. Per questo il nostro obiettivo principale deve essere la condanna definitiva". Per il procuratore capo di Palermo Francesco Messineo, che ha voluto porre l'accento sul versante siciliano dell'operazione, "i fermi di Palermo hanno un valore ancora più significativo, perchè avvenuti a Santa Maria di Gesù, una di quelle aree dov'è ancora più forte il radicamento mafioso rispetto ad altre zone della città". L'inchiesta ha fatto luce, inoltre, sull'importante giro di estorsioni che ancora attanaglia i commercianti palermitani, rivelandosi fonte continua di approvvigionamento per le casse della mafia. A tal proposito Messineo ha voluto rivolgere un appello ai cittadini "affinchè denuncino il racket, perchè solo attraverso un'attiva e partecipe collaborazione da parte loro è possibile ottenere risultati".


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     Oggetto del messaggio: Re: News del giorno
    MessaggioInviato: lun mar 15, 2010 1:46 pm 
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    http://www.gds.it/gds/sezioni/cronache/ ... id/101141/

    Golem 2, in cella fiancheggiatori di Messina Denaro

    Decapitata la cosca trapanese: in cella vecchi e nuovi boss. Agenti dello Sco e delle Squadre Mobili di Trapani e Palermo hanno eseguito 19 fermi nei confronti dei vertici del mandamento di Castelvetrano



    Palermo. Si stringe il cerchio attorno al superlatitante Matteo Messina Denaro, il boss trapanese ritenuto dagli inquirenti il nuovo capo della mafia siciliana. Agenti dello Sco e delle Squadre Mobili di Trapani e Palermo hanno eseguito 19 fermi nei confronti dei vertici del mandamento di Castelvetrano, paese d'origine del capomafia, ritenuti tra i principali favoreggiatori della latitanza del padrino.
    Per i fermati le accuse sono di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di società e valori, estorsione, danneggiamento e favoreggiamento personale aggravato. Nel corso del blitz, denominato Golem 2, sono state eseguite 40 perquisizioni nelle province di Trapani, Palermo, Torino, Como, Milano, Imperia, Lucca, Siena e Caltanissetta a carico di soggetti ritenuti vicini a Messina Denaro. Gli inquirenti, inoltre, si accingono a chiedere il sequestro di attività commerciali e imprese intestate a prestanome del boss.
    Dall'inchiesta è emerso che il capomafia si serviva di fiancheggiatori insospettabili, incaricati di gestirne la latitanza e di occuparsi degli affari della famiglia. Smantellato anche quello che viene definito dagli investigatori il "servizio postale" del boss, che impartiva i suoi ordini attraverso i famigerati "pizzini". Tra i fermati figura il fratello del capomafia, Salvatore Messina Denaro, e uno dei componenti della banda di Salvatore Giuliano, l'ottuagenario Antonino Marotta, definito il "decano" della mafia trapanese.
    L'indagine ha evidenziato, inoltre, come Cosa nostra continua a utilizzare uomini d'onore storici che, scontata la pena e usciti dal carcere, tornano a dare il loro contributo all'organizzazione. È il caso di Filippo Sammartano, Antonino Bonafede e Piero Centonze.
    Le intercettazioni ambientali e telefoniche, su cui l'indagine poggia, hanno rivelato il penetrante controllo del territorio del gruppo criminale capeggiato del boss latitante; il ricorso sistematico alla violenza per la realizzazione degli obbiettivi e il ruolo fondamentale delle estorsioni – come quella subita dall'imprenditore Luigi Spallina a cui è stata chiesta una tangente di 100mila euro - nel sostentamento della 'famiglia' e nel sostegno ai familiari dei mafiosi in cella.
    Apprezzamento per i risultati dell'operazione è stato espresso dal presidente del Senato, Renato Schifani, e dai ministro dell'Interno, Roberto Maroni, e della Giustizia, Angelino Alfano.



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     Oggetto del messaggio: Re: News del giorno
    MessaggioInviato: mar mar 16, 2010 5:04 pm 
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    (ANSA) - BUCAREST, 16 MAR - Arrestato ieri sera in un casino' di Bucarest il latitante Giuseppe Scuderi, del clan mafioso catanese dei Cursoti. Era stato condannato in via definitiva all'ergastolo per l'omicidio, avvenuto nel 1989, di Giuseppe Catania anche lui collegato alla criminalita' organizzata. Una squadra di Carabinieri, in collaborazione con l'Interpol, si e' recata a Bucarest e ha individuato e identificato Scuderi che e' stato arrestato dalla polizia romena.


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