LO SGUARDO DELLE VITTIME INNOCENTI – Dalle pagine di quella agenda, oggi Antonio Barbagallo, street-writer catanese e socio dell’associazione, sta facendo lentamente sorgere le figure di Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudia Traina, i cinque agenti della scorta che con Borsellino morirono nell’orribile strage del 19 luglio 1992. Con le bombolette spray, usate come fossero matite, Antonio ricrea in un gioco di luci e ombre lo sguardo di quelle vittime innocenti, come un album della memoria. I passanti si fermano a guardare, facendo i propri complimenti e qualcuno dà anche qualche consiglio, perché in fondo, quel giudice e quegli uomini “appartengono” un po’ a tutti i siciliani e quel muro diventa un motivo di orgoglio per i cittadini onesti che credono nei valori per cui si battono i giovani di Addiopizzo che già lo scorso anno, avevano dedicato un murale al giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta uccisi a Capaci.
UN RICORDO PER TUTTI I SICILIANI – «Il nostro obiettivo principale è proprio che tutti sentano questo murales come un patrimonio personale – spiega Adriana Belfiore, volontaria di Addiopizzo -. D’altra parte per realizzarlo stiamo utilizzando i fondi raccolti con la lotteria di Pasqua (quella da cui sono stati raccolti anche dei fondi per Laura Salafia). Quello che vogliamo è che tutti i siciliani passando di qui ricordino quotidianamente il giudice e la sua scorta. Il ricordo del loro sacrificio non può essere relagato al giorno delle commemorazioni». Emblematica la scelta della location per il murales: la facciata esterna del carcere di piazza Lanza, in via Cesare Beccaria a Catania, proprio di fronte alla scuola media Ettore Majorana.
NEL LUOGO SIMBOLO DELLA LEGALITÀ – «Ci piaceva l’idea che lo sguardo malinconico eppure sempre positivo di Borsellino, uno sguardo rivolto al futuro, fosse stampato sulla recinzione di un luogo che è simbolo di riabilitazione e rieducazione alla legalità. E soprattutto fosse rivolto ai ragazzi di una scuola media, considerato che i primi destinatari di questo messaggio sono proprio i giovani». I lavori, intanto, procedono ogni giorno. Per ora le immagini campeggiano su un fondo giallo ocra che dalla figure delle vittime di via d’Amelio, pian piano lascia solo i segni di un puzzle. Come in un lavoro ancora da completare, una storia ancora da scrivere, magari con qualche bella storia di legalità.
Fonte: il vostro quotidiano