Un'immersione profonda e costruttiva nel vasto e complesso mondo della legalità si è registrata lunedì 6 dicembre all'Auditorium comunale di Mascalucia, grazie all'esperienza diretta dei rappresentanti di alcune tra le più attive Associazioni antiracket presenti a Catania e in Sicilia.
L'associazione Addiopizzo Catania rilancia l'appello per la ristrutturazione dell'appartamento di Picanello confiscato e assegnatole come sede. La confisca(apparteneva ad un esponente del clan Laudani) è del 2008, ma Addiopizzo non ha le somme per far ristrutturare l'appartamento (il preventivo è 10-15 mila).
Con il superlatitante Michele Zagaria, Antonio Iovine, arrestato oggi dalla polizia, e' considerato il capo storico del clan dei Casalesi. Quarantasei anni, nativo di San Cipriano d'Aversa (Caserta), Iovine, soprannominato o'Ninno, era nell'elenco dei trenta latitanti piu' pericolosi d'Italia.
L'associazione Addiopizzo Catania ha letto con attenzione e senso di partecipazione (visto l'argomento) l'editoriale di Tony Zermo del 4 novembre in merito alla recente, importantissima, operazione "Iblis" che ha portato al risultato, a tutti noto, del c.d. "scoperchiamento del verminaio". E su ciò che, come da Zermo sottolineato, questa operazione ha dimostrato ( "(...) Cosa Nostra catanese è diventata imprenditrice essa stessa facendo da collante tra mondo delle imprese e mondo politico; (...) fin quando ci saranno le mani della mafia a condizionare parte della città nessuno sviluppo è possibile." ) nulla quaestio: ci trova perfettamente d'accordo con la Sua osservazione, anche se, ad onor del vero, occorre rilevare che non si tratta certo di una... novità nè occorre scomodare il pentito Calderone e le sue dichiarazioni sugli intrecci politico - mafiosi - imprenditoriali della nostra città.
CATANIA - Un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 47 indagati, tra esponenti di spicco di Cosa nostra e amministratori, è stata eseguita la notte scorsa da carabinieri del Ros tra Sicilia, Lazio, Toscana, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. Militari dell'Arma hanno anche sequestrato beni per circa 400 milioni di euro. Il provvedimento, emesso dal Gip Luigi Lombardo su richiesta della Dda della Procura di Catania, riguardano esponenti di spicco di Cosa nostra, pubblici amministratori ed imprenditori del capoluogo etneo. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono associazione mafiosa, omicidio, estorsioni e rapine.
Quattro persone accusate di essere inserite ai vertici dei clan mafiosi palermitani sono state fermate dai carabinieri del Comando provinciale e dalla Dia. Si tratta di personaggi affiliati ai 'mandamenti' di Resuttana, Tommaso Natale e Partanna Mondello, accusati a vario titolo di associazione per delinquere di tipo mafioso finalizzata alle estorsioni. I provvedimenti di fermo sono stati emessi d'urgenza dalla Dda per il pericolo di fuga degli indagati, di cui hanno parlato recenti collaboratori di giustizia.
Il Gico della Guardia di Finanza di Messina, coordinato dal sostituto procuratore della Dda Giuseppe Verzera, ha sequestrato beni per quasi 600 mila euro al boss del clan Mangialupi di Messina Giuseppe Trischitta, 51 anni. Si tratta di una villa residenziale con accesso al mare in localita' Torre Faro del valore commerciale stimato in 450 mila euro, di un fuoristrada Suv modello Wolksvagen Touareg e di due Smart per un valore complessivo di oltre 100 mila.
AGRIGENTO - I carabinieri hanno catturato in una palazzina di Favara (Agrigento), Gerlandino Messina, 38 anni, originario di Porto Empedocle, ritenuto il nuovo capo provinciale della mafia di Agrigento. Il boss è stato catturato dai carabinieri del Ros e dalle teste di cuoio del Gis di Livorno. Si nascondeva in un edificio di via Stati Uniti, alla periferia nord del paese.
Sono cinquanta e "pesano" come cinquecento. Sono i commercianti, gli esercenti e gli imprenditori "pizzo free", cioè che non pagano il pizzo e lo dichiarano pubblicamente, forti del supporto di oltre 4.000 cittadini catanesi che si sono impegnati moralmente a preferirli nelle proprie scelte di acquisto.
Cinquanta commercianti, a Catania e provincia, dicono no al pizzo. Un fatto che non era mai accaduto nel capoluogo etneo.
L'associazione Addiopizzo, in collaborazione con le forze dell'ordine e le associazioni Antiracket della provincia di Catania, ha reso pubblici i nomi dei cinquanta commercianti del comune etneo e di quelli limitrofi che fanno parte della lista di chi non si piega al racket delle estorsioni. Anche da noi ora si potrà scegliere di comprare "pizzo-free".
Cinquanta nomi e oltre 4200 firme per una rivoluzione partita dal basso e con un solo scopo: dimostrare che dire no al pizzo si può se lo si fa tutti insieme e senza paura. Ieri in prefettura a Catania è stata la festa della città e di Addiopizzo che, dopo quattro anni di lavoro, con orgoglio, ha presentato la lista dei commercianti pizzo free, degli imprenditori che dichiarano di non cedere ai ricatti degli estortori e che ci mettono la faccia.
Addiopizzo nasce nella città di Catania nel 2006, dopo l'esperienza di Addiopizzo Palermo. Le situazioni delle due città sono diverse: pur essendo entrambe vittime del fenomeno mafioso, Catania non ha mai vissuto in prima persona l'esperienza delle stragi che purtroppo, invece, hanno colpito Palermo. Ciò ha determinato forse una minore consapevolezza del problema mafioso nei cittadini catanesi, ma l'esperienza di Addiopizzo Catania è la prova del fatto che non tutti accettano di convivere con la mafia, ma la combattono partendo dalla base.
CATANIA - Il Coro di Notte della Facoltà di Lettere e Filosofia di Catania ha ospitato l'incontro organizzato dall'Associazione Addiopizzo di Catania sul tema "Estorsione, dal parcheggiatore abusivo al mafioso". Ospiti e relatori qualificati il Sostituto Procuratore della DDA di Catania Francesco Testa ed il presidente dell'Associazione Antiracket ed Antiusura Pedemontana Rocco Chinnici, Claudio Risicato.