Grazia Sinatra è tra quelle che ha denunciato.Senza ripensamenti. Titolare,con il fratello, di un'azienda agricola con delle serre per produrre pomodorini ha fatto arrestare i suoi estortori e il processo in primo grado sta per concludersi.«Avevamo ottenuto una prima parte di finanziamento Por per avviare l'azienda in contrada Agnelleria a Belpasso- racconta - e lì abbiamo avuto le prime difficoltà. Si sono presentate delle persone che conoscevamo per avvertirci di "stare attenti", ma noi, in un primo momento, non abbiamo capito che si poteva trattare di un tentativo di estorsione».
Un attentato incendiario gli ha distrutto un escavatore, impedendogli di lavorare per un mese e mezzo, e i colleghi imprenditori glielo hanno ricomprato. Non è solo Rosario Barchitta, presidente dell'associazione antiestorsioni "Nicola D'Antrassi" di Scordia, non lo è mai stato. Quando nel 1997 nacque l'associazione antiracket in quel piccolo centro del Catanese che vive di agrumi, tra Lentini e Palagonia, Barchitta fu tra i fondatori e il primo presidente. Non poteva essere diversamente visto che vent'anni fa, quando il fondo di solidarietà per le vittime di racket e usura era solo un sogno, decise di denunciare i boss Di Salvo che spadroneggiavano su Scordia e gli avevano bruciato una pala scaricatrice.
Quanto incide il «pizzo» sull'economia reale delle imprese siciliane? Cosa fare per contrastare estorsioni e usura? Due quesiti che sono stati al centro del convegno su «Lotta al racket e all'usura: realtà e prospettive» che si è svolto nel municipio, organizzato dall'assessorato al Mare del Comune di Riposto, dal Comitato Addiopizzo, dall'associazione antiracket e antiusura Ugo Alfino, dalla Confcommercio e dalla sezione ripostese della Lega Navale italiana.
Condanne per quasi quattro secoli di carcere sono state inflitte, col rito abbreviato, dal Gup di Palermo Vittorio Anania, nel processo "Addiopizzo", uno stralcio di un'imponente indagine della Squadra Mobile di Palermo sul fenomeno del pizzo gestito dal clan capeggiato dai boss di Tommaso Natale Salvatore e Sandro Lo Piccolo.
Non soltanto arresti. Per combattere la mafia vanno bene le maxi operazioni che periodicamente le forze dell'ordine fanno scattare, ma non si può prescindere da un attacco determinato ai forzieri delle cosche. I sequestri di beni, poi seguiti da confisca, sono strumenti essenziali nella lotta alla criminalità organizzata, tanto più che ad avvalersi di tutto ciò sono proprio i cittadini.
In occasione del suo terzo compleanno Addiopizzo Catania ha deciso di organizzare un incontro di formazione sul "Volontariato nei quartieri a rischio: l'alternativa possibile" che si svolgerà domani sabato alle ore 17 nella sede del centro Talità Kum in viale Moncada 2.
Dovranno aspettare ancora un altro giorno i ragazzi di Addiopizzo e Libera per la consegna dell'immobile confiscato alla mafia.Ieri,l'incontro programmato in Prefettura è risultato interlocutorio.
Verrà firmato,mercoledì prossimo,presso la Prefettura,il verbale di consegna provvisorio dell'appartamento di Picanello tra Comune, Addiopizzo e Libera. Un data importante,questa,per le due associazioni antiracket che,in attesa della formalizzazione del decreto di destinazione,potranno iniziare i lavori di ristrutturazione della casa confiscata alla mafia.
Torna a protestare Addiopizzo per la mancata assegnazione dell'immobile destinato dal Comune quale sede dell'associazione. <<A Catania accade che un immobile confiscato alla mafia da un anno attende di essere consegnato ad Addiopizzo Catania e a Libera. >>,si legge infatti in una lettera aperta inviata dal vicepresidente di Addiopizzo Catania, Chiara Barone, al sindaco Raffaele Stancanelli.
"Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento passi". Così, sulle note dei Modena city ramblers, i ragazzi della scuola media "Cavour" hanno dato inizio ieri sera a Catania alla commemorazione della strage di Capaci, organizzata dal circolo Città Insieme, dall' Asaae (Associazione Antiracket Antiusura Etnea), da Addio Pizzo e da Libera.
Musica, immagini e memoria. Così sabato Catania ha ricordato Giovanni Falcone e le altre vittime di Cosa nostra. La manifestazione si è svolta davanti a Palazzo di Giustizia. Presenti circa 300 persone, molti i ragazzi delle scuole.
"Che sia l'inizio di una nuova collaborazione fra tutte le associazioni impegnate nella lotta al racket delle estorsioni: perchè il racket si batte soltanto rimanendo uniti". E' questo l'impegno assunto dai partecipanti al corteo antimafia promosso da Addiopizzo che ieri pomeriggio si è snodato per le strade cittadine.
La voglia di legalità accende gli sguardi, anima le idee. Il desiderio di cambiare è forte così come quello di portare avanti con coraggio la battaglia contro il racket e l'usura,anche sotto la pioggia. Tra i palazzi barocchi del centro storico,ieri pomeriggio i ragazzi di Addiopizzo hanno realizzato il primo corteo antimafia.
La Confcommercio è scesa in campo in aiuto dei volontari di Addiopizzo "sfrattati" dalla sede provinciale di Confesercenti.
<<Offriamo totale disponibilità immediata dei locali e dei servizi della struttura di via Mandrà ai volontari dell'associazione Addiopizzo>>ha detto il presidente Giovanni Arena che,insieme con il vice presidente vicario Riccardo Galimberti e il direttore generale Antonio Strano, ha incontrato la rappresentante dell'associazione antiracket Valentina Trovato.