E' stata una domenica lunghissima per
i volontari delle associazioni Asaae
(Associazione Antiracket e Antiusura
Etnea), Addiopizzo Catania, Cope, Libera e per i tanti altri che, armati
solo di buona volontà, non hanno mancato l'appuntamento anche se
questo ha significato svegliarsi quasi all'alba di una domenica mattina.
Destinazione Palagonia, un piccolo centro della Piana di Catania dove
sorge l'aranceto di Carmelo Pappalardo, un imprenditore agricolo che il
suo no alla mafia lo aveva gridato forte già tre anni fa, quando aveva
denunciato i suoi estortori. Nell'immaginario comune questo gesto
sembrerebbe coincidere con la rottura di catene quasi imposte, ma per
Pappalardo questo ha coinciso con un peggioramento delle sue condizioni
economiche.
L'uomo infatti quest'anno rischiava di perdere tutto il raccolto delle
arance che crescevano sul suo terreno. Nessun bracciante voleva andare
a raccoglierle con la promessa di essere pagato alla fine della vendita. In
suoi aiuto sono scesi decine di volontari. Uomini, donne, bambini non
hanno voluto lasciare solo quest'uomo e hanno voluto dargli un aiuto
concreto in quel raccolto che, almeno in parte, non è andato perso.
Per tutta la mattina hanno raccolto gli agrumi dagli alberi, riempito
centinaia di cassette e imbustato i frutti che poi, in serata, sono stati
venduti, al prezzo simbolico di un euro al chilo, in piazza Verga a
Catania, proprio davanti al Tribunale.
La Sicilia è piena di storie di mafia, tristi, cattive, terribili, ma sono questi
gesti, queste persone, che danno una speranza a quest'isola che sa
sempre da dove ricominciare.
Fonte: Tifeo Web