Martedì, 28 Aprile 2009 02:00

La lotta al racket spiegata agli studenti

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La lotta al racket del pizzo è stata ieri mattina al centro di una interessante assemblea d'istituto svoltasi al liceo scientifico "Archimede" di Acireale.Un incontro molto partecipato, organizzato per sensibilizzare i più giovani verso una problematica di scottante attualità che, negli ultimi tempi,proprio grazie all'attività di informazione e testimonianza svolta ha fatto registrare interessanti passi avanti.

Presente all'incontro l'associazione"Addio Pizzo", sodalizio che conta 40 elementi circa e che si batte per promuovere il cosiddetto "consumo critico",incentivare cioè un cambio di mentalità nelle persone, invitate ad acquistare esclusivamente prodotti dac ommercianti che hanno deciso di non pagare il pizzo."Abbiamo scelto questo tema - hae videnziato Enrico Grasso, presidente del comitato studentesco - perchè crediamo sia di fondamentale importanza.Attraverso l'esperienza diretta di coloro che hanno già affrontato e combattutoil racket, noi giovani riusciamo a comprendere meglio il fenomeno della mafia e del pizzo in particolare.Un'esperienza altamente formativa quindi anche per il nostro futuro".Particolarmente seguito è stato l'intervento dell'imprenditore catanese Filippo Casella che, prima di decidersi a denunciare, per circa sette anni(dal 1998 al 2005) è stato vittima degli estortori e che nonostante il pagamento del pizzo ha continuato a subìre minacce e continui furti. "Ho voluto portare la mia testimonianza anche in questa scuola - ha sottolineato Casella- così come fatto da altre parti. I ragazzi sono stati molto attenti e credo abbiano capito bene come comportarsi e quali sono le migliori cose da fare in questi casi. Posso dire a tutti che lo Stato è con noi; non siamo abbandonati al nostro destino dalle istituzioni come poteva accadere una volta."Oggi tutti sono molto attenti a questo fenomeno - ha concluso Casella - e c'è maggiore consapevolezza. Personalmente ho avuto delle belle soddisfazioni e invito quindi i commercianti che pagano il pizzo a denunciare e non stare a sentire le minacce che gli vengono rivolte. Se non vuoi pagare,denunci".

 

Fonte: La Sicilia

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