Domenica, 30 Novembre 2008 01:00

Gestione dei beni confiscati.Consorzio tra i quindici Comuni

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La lotta alla mafia fa un altro passo, ed è un passo importante perché tocca quanto è più caro alla criminalità organizzata: i beni. Domani, in prefettura, quindici Comuni del catanese e la Provincia Regionale sottoscriveranno l'atto costitutivo del «Consorzio per lo sviluppo e la legalità» volto ad assicurare procedure certe e fasi prevedibili per l'utilizzo a fini sociali dei beni confiscati alla mafia, a partire dal loro inventario e dalla verifica del loro stato di conservazione.

E' una svolta significativa nell'attuazione della legge Rognoni-La Torre con la quale, nel 1982, lo Stato ha previsto la confisca dei beni ai mafiosi. Norma che, con la legge 109 del 1996, ha fatto un ulteriore passo avanti vincolando l'uso di questi beni a fini sociali. Una legge dal grande significato simbolico e sociale. Lo Stato, impossessandosi delle proprietà dei mafiosi, proprio nei territori dove prima dominavano, ribadisce la supremazia del diritto e della legge e restituisce alla collettività i beni e le ricchezze di cui la criminalità organizzata l'ha deprivata.
Li restituisce perché possano creare nuove opportunità di occupazione e di sviluppo economico e culturale. Una legge di grande valore morale per la quale l'associazione Libera si è battuta a lungo raccogliendo a suo sostegno, nel 1995, oltre un milione di firme.

Una legge che, nel Catanese, di fatto, è rimasta a lungo inapplicata per le tante difficoltà burocratiche, e non solo, legate al riutilizzo dei beni confiscati. La costituzione del consorzio, adesso, è uno strumento per eliminare questi ostacoli e per poter procedere con sollecitudine ed efficienza. I Comuni consorziati, infatti, sono chiamati ad essere protagonisti attivi di questo processo. Dovranno fare l'elenco dei beni confiscati ed elaborare, dove necessario, i progetti per la loro ristrutturazione utilizzando le competenze dei propri tecnici o di quelli di Italia Lavoro. I lavori, poi, potranno essere effettuati in tempi brevi grazie alla certezza delle risorse necessarie. A questo fine, infatti, i Comuni potranno acquisire i fondi del Pon sicurezza, e si tratta di centinaia di milioni. Per rendere più snelle le procedure, il «Consorzio per lo sviluppo e la legalità» si doterà di un consiglio di amministrazione nel quale saranno rappresentanti gli enti locali e le forze dell'ordine.

A presiedere il cda - questa la proposta del prefetto Giovanni Finazzo - dovrebbe essere un magistrato in pensione che assicuri competenza, impegno e trasparenza. Saranno gli stessi Comuni - accogliendo i bisogni e i suggerimenti delle parti sociali - ad indicare l'uso cui finalizzare i beni sottratti alla mafia. Gli immobili, infatti, potranno essere destinati ad ospitare famiglie senza alloggio e in gravi difficoltà, potranno diventare luoghi di aggregazione o di produzione, come avviene nelle terre del Palermitano e del Trapanese gestite da Libera Terra, e potranno avere un utilizzo istituzionale, come avverrà presto ad Acireale dove una villa sarà convertita in caserma della Guardia di Finanza. Già i Comuni di Belpasso, Ragalna, Ramacca e Lentini hanno sottoscritto un protocollo d'intesa in cui s'impegnano a redigere un unico bando per la gestione dei terreni confiscati alla mafia, beni la cui gestione sarà affidata ad una cooperativa con l'impegno che utilizzi mano d'opera locale.

Nella stessa logica, se un Comune deciderà di destinare un immobile a centro sociale, provvederà alla sua ristrutturazione e ne affiderà la gestione attraverso un bando. Al Consorzio, almeno finora, non hanno aderito tutti i Comuni della provincia, alcuni perché non hanno beni confiscati alla mafia, altri perché reputano più conveniente gestirli in modo diretto. Una scelta che il prefetto non condivide ritenendo queste argomentazioni prive di fondamento. Il Consorzio, infatti, evita che il riuso dei beni confiscati sia condizionato dai cambi di Giunta, dalle contrapposizioni politiche tra maggioranza e opposizione, e dalla lentezza delle procedure nell'utilizzo di risorse interne. «E, invece - sottolinea il prefetto, ed è un invito a tutti gli enti locali e alle associazioni - i beni confiscati vanno utilizzati subito a vantaggio della collettività. Perché quando, dopo anni, rimangono inutilizzati, a gioirne sono i mafiosi. E non lo dobbiamo permettere».

 

Fonte: La Sicilia

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