Giovedì, 09 Luglio 2009 02:00

In città e in provincia 390 unità immobiliari confiscate alla mafia

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Non soltanto arresti. Per combattere la mafia vanno bene le maxi operazioni che periodicamente le forze dell'ordine fanno scattare, ma non si può prescindere da un attacco determinato ai forzieri delle cosche. I sequestri di beni, poi seguiti da confisca, sono strumenti essenziali nella lotta alla criminalità organizzata, tanto più che ad avvalersi di tutto ciò sono proprio i cittadini.

E pure di questo si è discusso nel corso di un incontro tenutosi ieri mattina in Prefettura, coordinato dal prefetto vicario Annamaria Polimeni ed a cui hanno preso parte il commissario straordinario del Governo per la gestione e la destinazione dei beni confiscati ad organizzazioni criminali, Antonio Maruccia, il questore Domenico Pinzello, i comandanti provinciali dei carabinieri e della Guardia di finanza, rispettivamente Giuseppe Governale e Ignazio Gibilaro, nonché i rappresentanti dei Comuni della provincia, gran parte dei quali hanno aderito al «Consorzio etneo per la legalità e lo sviluppo», costituito proprio per una migliore gestione dei beni confiscati alla mafia.

Nel corso della riunione è stato fatto un quadro della situazione relativo all'intera provincia di Catania su cui insistono, come ha ricordato lo stesso Maruccia, «390 unità immobiliari confiscate». Ebbene, ora che «con il pacchetto sicurezza è stata approvata la modifica del procedimento per l'assegnazione dei beni confiscati, con attribuzione al prefetto della responsabilità diretta in merito all'assegnazione stessa, il sistema sarà velocizzato e garantirà migliore efficienza».

Nell'occasione si è discusso anche della possibilità di accedere ai finanziamenti erogati dal Pon (Programma operativo nazionale) sicurezza 2007-2013 per la ristrutturazione dei beni in cattive condizioni. Non è mancata, infine, la polemica allorquando i rappresentanti di alcuni Comuni, non ultimo quello di Acicastello, hanno chiesto l'assegnazione di beni aziendali confiscati come, ad esempio, il «Lido dei Ciclopi». La Polimeni e Maruccia hanno spiegato che la normativa in merito esclude, al momento, che ciò possa accadere, se non in conseguenza a una modifica della stessa.

 

Fonte: la Sicilia

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