Mercoledì, 17 Novembre 2010 01:00

Addiopizzo, un modo per agire

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Catania, 1 luglio 2010: una studentessa della facoltà di Lettere e Lingue viene colpita da un proiettile vagante. Il proiettile non è destinato a lei, ma è esploso per regolare dissidi personali tra due uomini. L'uomo che ha fatto fuoco è stato individuato grazie alla descrizione dettagliata di un ragazzo, che come tanta altra gente del quartiere e non, era presente al momento dell'accaduto. Il ragazzo viene definito "eroe", poiché, a differenza di altri, si è fatto avanti senza timore tracciando l'identikit.

 

Eroe? Nulla da togliere a questo studente che sicuramente per l'ambiente in cui viviamo può essere definito tale, ma il problema è proprio questo: non è accettabile vivere in una società nella quale chi fa semplicemente il suo dovere e ha un minimo di senso civico viene definito eroe, una società che abbassa lo sguardo o volta la testa, pur di non vedere quanto di sbagliato succede, è inammissibile. Il sentirsi dire: "Zitto, cosa stai facendo? Fatti gli affari tuoi!" è inammissibile.Non si può vivere in una realtà dove è normale assistere, senza batter ciglio, a delle sparatorie in pieno centro città e dove il mafioso di turno può dispensare soprusi indisturbato. È facile indignarsi e puntare il dito contro l'omertà di qualsiasi specie essa sia o contro la mafia, lamentarsi, dire che così non si può andare avanti, ma che comunque le cose non cambieranno mai. Bisogna fermarsi un attimo a riflettere: noi di fatto cosa facciamo per cambiare le cose? Questa è la domanda che mi sono posta. Cosa faccio io realmente per cambiare le cose?Questo interrogativo mi ha spinta a guardare intorno e a cercare di partecipare attivamente alla vita della città in cui vivo, così mi sono imbattuta nell'associazione Addiopizzo Catania. L'associazione, in primo luogo, sostiene i commercianti che non si sottomettono al racket delle estorsioni, in secondo luogo incita i cittadini ad effettuare un consumo critico, ovvero favorire e sostenere chi non finanzia la mafia. Di base vi è un progetto di legalità su più fronti, focalizzato in particolare sull'informazione, la cui finalità è quella di far cadere i luoghi comuni che ci circondano. Per fare ciò vengono organizzati nelle scuole incontri in cui partecipano anche magistrati, dove vengono riportate le testimonianze degli imprenditori che hanno denunciato i loro estorsori. Questi incontri di legalità sono utili per spiegare e far capire ai ragazzi che chi denuncia non è solo. Chi chiede il pizzo si fa forte del nome che rappresenta e della paura che questo incute. Una paura che deriva dalle ritorsioni che può subire e dall'isolamento nel quale si può venire a trovare chi ha il coraggio di denunciare. L'associazione svolge un ruolo importante proprio perché sta a fianco di tutti coloro hanno deciso ribellarsi: è importante sapere che c'è qualcuno che ti sostiene e che non sei solo.Dovremmo, anzi dobbiamo indirizzarci ad un'educazione del genere: è compito di tutti noi stare vicino e sostenere chi giornalmente si trova ad affrontare e combattere determinate situazioni che non appartengono solo a loro, ma a noi tutti.L'indifferenza uccide e qui si tratta di un suicidio. Pezzo scritto da Angela Bellomo per "U cuntu"

 

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