Prendiamo atto che secondo il Dott. Mieli, con riferimento alla lotta alla mafia, “nessuna guerra, come insegna la storia, ha vittorie o sconfitte definitive”. Evidentemente, il Dott. Mieli non la pensa come quel “qualcuno” secondo il quale, invece, “la mafia è un fenomeno umano, e come tutti i fenomeni umani è destinato a finire”. Ma d’altronde, si potrebbe osservare, quel “qualcuno” non era mica uno storico. Era “solo” un magistrato.
Forse invece il Dott. Mieli è d’accordo con coloro che, per motivi ed in periodi storici diversi, questa terra l’hanno definita una “buttana”. Evidentemente, però, il Dott. Mieli ha frainteso il significato di questa definizione e crede, sol per questo, di poterla conoscere davvero, questa “buttanissima Sicilia”. Perché in fondo, la Sicilia, è sulla bocca di tutti. Tutti si sentono in diritto e in dovere di raccontarla, commentarla, giudicarla. Magari ignorando tutto ciò che a piccoli passi accade tutti i giorni da più di vent’anni. Magari non rendendosi conto che certe frasi, pronunciate da chi gode di stima intellettuale e professionale come il Dott. Mieli, possono essere disastrose se non pronunciate con il dovuto rispetto per chi fatica tutti i giorni per farsi ascoltare.
Dire che “le bandiere dell’antimafia non hanno significato. Perché s’è scoperto che dentro quelle bandiere c’è chiunque” corrisponde al vero. L’antimafia, se è una bandiera, non significa nulla, e anzi, danneggia la lotta alla mafia in tutte le sue forme.
Ma se quella che a tutti piace chiamare “antimafia” non una bandiera, ma è volontariato, non è una medaglia, ma è lavoro fisico ed intellettuale quotidiano, non è un marchio ma tante piccole e grandi rivoluzioni sul territorio, allora, Dott. Mieli, la preghiamo di voler fare dei distinguo tra l’antimafia di facciata e il volontariato in questo delicatissimo ramo che, con tutto il rispetto, Lei evidentemente non conosce.
Perché se lo conoscesse non avrebbe mai fatto l’esempio che segue: “Se io oggi volessi fare del malaffare in Sicilia, mi iscriverei a un circolo AddioPizzo, all’associazione Libera. Non hanno valore, sono chiacchiere”.
Lei, Dott. Mieli, saprebbe che non potrebbe iscriversi ad Addiopizzo ma dovrebbe chiedere, di iscriversi ad Addiopizzo. E saprebbe che Addiopizzo Catania è rigorosissima nel far aderire gli imprenditori, i commercianti e i professionisti alla rete catanese del consumo critico. Lei, saprebbe che Addiopizzo Catania non ha testimonial nel mondo dell’imprenditoria. Ci sarà un perché. Noi crediamo nell’imprenditoria sana, e crediamo che questa vada incitata ma mai beatificata. Lei, se conoscesse ciò che nomina, saprebbe che il Consumo Critico a Catania è stata una rivoluzione. Si è passati dall’anonimato di chi denuncia al metterci la faccia. Vent’anni di anonimato non erano facili da superare, ma ce l’abbiamo fatta, e quindi, ci consenta di dire che con quella sua frase rischia di mettere alla berlina, seppur involontariamente, una cosa bella, ma bella davvero. Una associazione pulita, giovane, ma non per questo ingenua né tantomeno strumentalizzabile da chi crede ancora che l’antimafia sia un affare. Tant’è che quando Montante è stato indagato siamo stati tra i pochi ad averne chiesto le immediate dimissioni dall’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati.
Venga a trovarci, quando tornerà in Sicilia, per noi sarà un piacere confrontarci con Lei e raccontarLe cosa c’è dietro questo comunicato. Si metta in contatto con noi e aderisca alla nostra proposta di riforma in materia di certezza della pena che, con fatica e serietà, abbiamo presentato alla Camera e al Senato nei giorni scorsi. A dimostrazione che noi non permetteremo mai a nessuno di ridurci ad uno slogan o a una bandiera. Ne va della nostra faccia e del nostro tempo libero che nessuno ci ha mai chiesto di impiegare per questa terra se non le nostre coscienze.