Martedì, 30 Novembre 2010 01:00

Denunciare conviene

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«Solo se denunci, riparti ». Sono le parole di Antonio, giovane imprenditore siciliano che ha raccontato la sua storia in occasione di un incontro formativo, organizzato dall'associazione Addiopizzo Catania. Una storia dai profili inevitabilmente drammatici per chi l'ha vissuta in prima persona ma, allo stesso tempo, contenente un messaggio di speranza per tutti coloro che si trovano in situazioni analoghe e trovano la forza di denunciare.

 

Antonio ci racconta che nonostante la giovane età - aveva solo diciannove anni quando ha iniziato - era riuscito ad avviare un'attività "che procedeva bene", talmente bene da destare l'interesse delle associazioni mafiose presenti su quel territorio e da intrappolarlo, ben presto, nella morsa del pizzo. Il pizzo può assumere tanti vesti: è pizzo la richiesta periodica di una somma di denaro che andrà ad incrementare le casse della mafia, ma pizzo è anche il fatto che la mafia penetra nell'azienda, inizia a gestirla e a dominarla, estromettendone, di fatto, il suo reale proprietario. «Ci sono tanti modi in cui la mafia può entrare nella tua azienda - racconta Antonio. Magari ti propone un affare, ti crea dei problemi e poi si presenta come l'unica soluzione a quei problemi, che però vanno risolti alle sue condizioni ». In realtà, si tratta di una soluzione solo apparente: l'unico modo per risolvere definitivamente il problema dell'estorsione non è cedervi, ma contrastarla. Antonio, dopo diverse telefonate,trattative, minacce, che purtroppo si concretizzano in un incendio che distrugge la sua attività, decide di denunciare. «Nel momento - afferma - in cui ho deciso di fare questo passo importante, ho pensato: sarà la mia fine oppure la loro». Alle preoccupazioni su come pagare gli estorsori subentra nella sua mente il ricordo dei sacrifici fatti per avviare quella attività: ecco che la paura si trasforma in rabbia, alimentata dalla consapevolezza di essersi fatto da solo, di aver raggiunto una determinata posizione, anche economica, grazie alle proprie forze, alle proprie capacità e ad un costante impegno. Denunciare è una questione di dignità, di orgoglio personale, che può diventare anche di orgoglio sociale se tutti ci convincessimo che il racket si può e si deve sconfiggere. Spesso ci si trincera dietro frasi del tipo "le cose sono andate sempre così e continueranno ad andare in questo modo" oppure "tanto non cambia niente". Questi sono luoghi comuni, che non fanno altro che accrescere la forza della mafia. Per Antonio le cose sono cambiate: è solo grazie alla sua denuncia che i suoi estorsori sono stati arrestati ed è solo grazie al suo coraggio, unitamente alla voglia di ricominciare, che oggi Antonio ha avviato una nuova attività. Opporsi al racket è indubbiamente una scelta non facile, ma bisogna pensare che non si è soli: è possibile ridurre al minimo il rischio individuale grazie all'aiuto delle forze dell'ordine e delle varie associazioni antiracket e di categoria a cui è possibile rivolgersi. Inoltre, non bisogna dimenticare la possibilità concreta di ottenere un risarcimento dei danni economici subiti, accedendo al Fondo di Solidarietà per le vittime dell'estorsione e dell'usura. Entrare in contatto con queste realtà significa trovare una risposta collettiva a un problema che può sembrare, a chi lo subisce, solo individuale e che, invece, attraverso l'unione può essere combattuto con efficacia. Pezzo scritto da Lucia Fuccio Sanzà per "U cuntu"

 

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